Di Vera Ernst.
Diciamo subito agli psicologi “perbenisti” e ai “falsi” moralisti di lasciar perdere questo catalogo, di non leggere questa recensione. Lo diciamo con un attacco preventivo perche’ almeno mettiamo subito le cose in chiaro.
Il primo motivo di quest’ avvertimento e’ che nel catalogo si rivendica, tra le altre cose, anche il diritto di giocare, di cercare il piacere, di vivere le proprie inclinazioni sessuali e umane senza censura. Nelle opere di Saturno vengono mostrate situazioni estreme.
Ma cos’e’ l’estremo? Estremo puo’ essere anche uno sguardo, un bacio o un pensiero condiviso con chi amiamo. Estremo e’ il desiderio di sperimentare i propri limiti e di ampliare i propri confini. Questo non e’ un catalogo di torture ma un meraviglioso libro di opere di alta tecnica stilistica, immagini che richiamano alla mente molteplici argomenti e non solo situazioni BDSM, opere al di sopra della soglia comune della creativita’ e della fantasia.
Per chi giudica questi lavori solo in base al forte potere evocativo erotico e ne e’ compiaciuto che ben venga. Ben venga anche chi non condivide ma non giudica. Per coloro che invece non condividendo tirano fuori argomentazioni sulla moralita’, immoralita’ o amoralita’ di questi lavori, allora suggerisco di tornare alla prima riga di questa recensione e chiudere il catalogo, oppure, di guardare le opere da un altro punto di vista, magari iconografico, simbolico,mitologico.
Quando ho conosciuto Arianna, matricola gallerista, lei e’ stata fin da subito molto chiara sulla sua idea di recensione. Avrebbe voluto un profilo psico-sessuologico del catalogo perche’ pensa, e non ha torto, che stilisticamente non ci sia da discutere. Ritiene che la nuova arte – underground da lei coniata trovi motivo di essere proprio nei lavori di Saturno, dove non ci si puo’ fermare solo all’estetica ma bisogna scavare a fondo, penetrare la psiche dei personaggi rappresentati, riportare alla luce gli archetipi, i miti, le ragioni dell’artista-regista di scene dove eros,thanatos, mito, religione pagana e cristiana si fondono in maniera sorprendentemente armonica. Eppure io, storica dell’arte, non possiedo strumenti di giudizio tanto sottili e cosi’ e’ nata l’idea di un lavoro a quattro mani. Le mie mani e quelle del sessuologo Jurgen Steine.
Mi preme anzitutto fare una riflessione di carattere religioso. E’ innegabile che nei lavori del nostro artista ci siano degli evidenti riferimenti all’iconografia cristiana e ai martirologi, e qualcuno potrebbe giudicare blasfemo il modo di rappresentare Santi, Martiri e Vergini, ma e’ interessante sapere che abbiamo alcuni esempi di Santi che in preda a deliri mistici pare abbiano confessato nei loro scritti di provare una qualche forma di piacere. Dopotutto il sistema piu’ efficace per farsi nominare santo o beato e’ sempre stato farsi torturare a morte. Ad esempio la carmelitana Maria Maddalena dei Pazzi quando subiva la fustigazione parlava di una fiamma interiore che minacciava di travolgerla e la cui dimensione erotica appare chiara dalle sue affermazioni, come questa: “basta, non infiammare piu’ questo fuoco che mi divora. Non e’ questa la morte che desidero perche’ mi da’ troppo gaudio e voluttà”. Caratteristiche sono anche alcune espressioni di San Girolamo, che proprio nelle forme anacoretiche dell’ascesi piu’ rigorosa e del digiuno sentiva bruciare di desiderio la sua anima. Il dolore fisico e’spesso usato, infatti, come coadiuvante estatico soprattutto in certe forme estreme di ascesi. Da qui si e’ propensi a valutare le opere di Butto’ rilevando i punti comuni che esistono tra estasi mistiche ed estasi erotiche. Queste corrispondenze spesso sono state sottolineate da psicologi e psichiatri, ma sempre con l’intento di degradare alcune forme dell’esperienza religiosa. Oggettivamente le estasi presentano un carattere impuro e probabilmente in alcuni casi l’elemento sessuale resta quello fondamentale; il misticismo serve, a volte, solo ad alimentarne una forma esaltata e deviata di manifestazione. Talvolta pero’ accade il contrario. In molte popolazioni primitive le tecniche per pervenire all’estasi sono spesso sostanzialmente identiche a quelle di alcuni riti erotici, come quelli appartenenti a correnti dionisiaco-tantriche e iniziatiche, poiche’ l’eros ha il potere di portare di la’ dall’individuo. Ritengo che certe manifestazioni estreme di mortificazione corporale che prevedono l’utilizzo di strumenti di tortura come cilici e fruste, trovano la loro ragion d’essere nel freudismo che e’ andato a constatare l’esistenza, nell’individuo, di un Todestrieb,cioè’ di un impulso alla morte, alla distruzione. L’annientamento del corpo serve a stabilire un contatto con Dio. E’ come se infatti l’ “istinto vitale” dei personaggi di Saturno lottasse contro la tendenza della materia organica a ritornare allo stato previtale, anorganico, da cui deriverebbe. Si notano nelle loro azioni gli istinti del sesso contrapposti a quelli della morte.
L’educazione cristiana, con il suo esaltare l’espiazione di colpe di ogni genere, la sua repressione della carnalita’ e il culto del martirio, ha condotto innumerevoli persone sulla via del Sadomaso. Sulle responsabilita’ della Chiesa nell’origine di turbe e conflitti sessuali sono stati scritti diversi volumi, perche’ il sesso dal cristianesimo in poi e’ diventato un tabu’ e reprimerne gli istinti ha in un certo qual modo represso anche le personalita’ degli individui, formando buona parte di quella dissonanza cognitiva che e’ fonte di tanti problemi, ed oserei dire, perche’ no, che la repressione individuale abbia anche portato conseguenze sul piano sociale non trascurabili. Tutt’oggi in alcune culture essa conduce al delirio collettivo soprattutto se in Islam, ad esempio, si predica che dopo la morte chi sara’ stato meritevole potra’ accedere al Paradiso di Allah, dove avra’ la disponibilita’ di 60 Vergini.
Almeno fino alla Rivoluzione Sessuale , parliamo all’incirca degli anni ’70 del secolo scorso,per definire certe pratiche erotiche era molto piu’ semplice identificarle con crimini e patologie mentali gravi. In particolare circa un secolo prima il dottor Richard von Krafft-Ebing riteneva grave “il disturbo” della masturbazione nelle adolescenti, tanto da cauterizzare il clitoride con un ferro arroventato. Nel suo volume Psychopathia Sexualis, testo fondamentale nella storia della sessuologia, l’autore mette sullo stesso livello pratiche tanto diverse come l’esibizionismo e l’omicidio. L’attivita’ sessuale , che non avesse il mero scopo procreativo, era considerata in quegli anni sintomo di disturbi mentali che non andavano solo curati ma soprattutto puniti. E non e’ questa punizione la parafilia per eccellenza?
L’eros libero, come anche le sue pratiche estreme, non sono certo un’ invenzione del 1800 e tantomeno un’ invezione letteraria del Marchese De Sade o di Leopold von Sacher Masoch, anche perche’ le prime tracce letterarie di queste forme di erotismo risalgono addirittura al filosofo Aristotele, ma le opere di De Sade e di Sacher-Masoch sono senz’altro le piu’ note, soprattutto grazie al fatto che’ Sigmund Freud penso’ di unire i cognomi degli autori nella definizione di sado-masochismo o sadomaso. Questo, soprattutto alla luce delle situazioni descritte nelle loro opere, ha creato non pochi equivoci sull’argomento, infettando l’immaginario collettivo che anche dopo gli anni della Rivoluzione Sessuale ha continuato ad identificare tali pratiche con crimini e patologie talvolta gravi. Eppure nella cultura tanto greca quanto romana ( e mi astengo dal fare riferimento ad altre culture ), certe pratiche sessuali erano messe in scena durante i riti di iniziazione, in occasione di feste e cerimonie religiose, l’ omosessualita’ non era sinonimo di diversita’ e, basta solo ricordare uno dei tanti miti, quello del Minotauro nato dall’accoppiamento di Pasifae regina di Creta, e un toro, per ritenere che la zoofilia non era considerata una deviazione mentale. Pasifae nel 2012 verrebbe perseguitata dalla protezione animali.
Proprio alla luce di quanto descritto ritengo molto interessanti le sintesi iconografiche realizzate da Saturno. Infatti la repressione sessuale in particolare, e la repressione della natura umana in generale, sono movimenti che vengono messi in atto con l’avvento del Cristianesimo e intensificati durante i bui secoli medievali e nonostante le ultime generazioni si stiano emancipando dall’influenza della Chiesa nel quotidiano, tutta la cultura italiana resta molto legata a quella cattolica, che riesce a farsi sentire anche nella sfera sessuale. Non bisogna sottovalutare il ruolo che la religione gioca nel giudizio morale dell’opinione pubblica nei confronti dell’ Eros e di conseguenza nei confronti di qualunque mezzo espressivo ed evocativo dello stesso. Percio’ suppongo che la “moralità” di alcuni li porterebbe a giudicare offensivi e scandalosi i quadri del nostro artista. E qui, non possiamo proprio far a meno di una breve riflessione psico-analitica di questi “alcuni”: forse il loro “disgusto” e’ la logica conseguenza alla vergogna( immotivata ) che provano nello scoprire di avere anch’essi, come tutti, desideri repressi che emergono dal loro subconscio.
La contraddizione tra Bdsm, miti e iconografia cristiana, delle opere di Saturno richiama alla mia memoria almeno 2500 anni di storia dell’arte, mitologia e letteratura da cui estrapolare del materiale per un’ indagine psico-sessuologica.
In alcune opere e’ possibile individuare scene in cui sono presenti dominati e sottomessi e, volendo per un attimo leggere il tutto non in chiave erotica, oserei dire che l’artista legge ogni tipo di interazione sociale in termini di dom e sub. Saturno reinterpreta la sessualita’ umana attraverso simbologie che danno un nuovo ruolo e una nuova dignita’ a quello che molti giudicano volgare e perverso. La maestosita’ delle opere e’ tale che anche semplicemente osservandone alcune foto ho avuto difficolta’ a sostenere lo sguardo delle figure, e’ come se ognuna di esse sapesse esattamente cosa fare e come trasmetterlo, sembrano reali, provocano reazioni, emozioni, inquietudine. Sono provocatorie, e riuscire nella provocazione costituisce un’ulteriore conferma della grandezza dei lavori, perche’ affermano il loro dominio nei confronti della societa’ dimostrando di essere un esempio di superiorita’ alle regole comuni.
Le donne di Butto’ sono il riflesso di un archetipo femminile fondamentale: Demetra. Essa e’ l’archetipo femminile materno considerato come scaturigine del sacro, si potrebbe quasi parlare di madre iniziatrice. Ella affonda le sue radici in epoca preistorica durante la quale veniva celebrato il culto della Grande Madre. Tale figura si potenzia nel mito in epoca storica nei termini della Vergine e della Madre divina mediatrice. Questo archetipo e’ riconoscibile nell’opera “Ctonia” ad esempio, in cui Saturno sembra voglia trasmettere, attraverso l’utilizzo di figure che richiamano la Madre, che l’uomo, amando le donne, segretamente desidera sempre la Vergine, e’ di lei che e’ affamato, anche quando crede di appagarsi col piacere carnale e terreno. La debole donna terrestre, ne e’ solo un surrogato e il completamento dell’ essere che essa sembra promettere e’ solo illusorio. Boehme a tal proposito dice che l’uomo scambia la Vergine con la matrix Veneris che lo attira con un falso desiderio. L’uomo aspira alla reintegrazione dell’immagine divina e vede nella Maria cristiana colei nella quale si compie la rinascita dell’anima. Quanto descritto ha condotto probabilmente al dualismo di un ascetismo puritano: chi vuol raggiungere Maria deve rinunciare ad Eva, alla donna terrena. Ecco perche’, tra le altre ragioni precedentemente analizzate, nel cristianesimo, e’ escluso l’uso iniziatico concreto del sesso, al massimo si giunge ad una giustificazione idealizzante di esso nel matrimonio. In questo contesto infatti, il sesso non rappresenta solo lo strumento riproduttivo ma anche il mezzo attraverso il quale l’uomo e la donna tentano una reintegrazione nell’immagine divina originaria, l’immagine androgina. La dottrina platonica dell’androgino, deriva proprio dai Misteri, dei quali Demetra era la dea. Questa dottrina continua ad essere professata in occidente da correnti piu’ o meno sotterranee, nell’Ermetismo, nella Kabbala, nella cultura New Age dove la Wicca e l’incarnazione della Grande Madre e persino presso alcuni mistici cristiani. In queste correnti ricorre frequentemente il tema della reintegrazione spirituale dell’uomo decaduto attraverso il principio femminile nelle sue varie forme, di cui una delle piu’ antiche e’ la Sophia, la saggezza. Nella psicologia di Jung la Grande Madre preistorica (una delle sue personificazioni e’ appunto Demetra) è una delle potenze luminose dell’inconscio, un archetipo di grande ed ambivalente potenza, distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice e ritengo che non sia un caso che in Saturno alcune opere richiamino questa figura.
L’artista fa il fermo immagine su scene rituali, riti molto antichi, estatici. Alcune opere in particolare presentano degli elementi attribuiti anche al Sabba. Ad esempio possiamo riconoscere in esse la presenza di una divinita’ cornuta che ci ricorda Cernunnos. E’ interessante pero’ notare come mentre tale figura e tutte quelle recanti corna nella mitologia greca e romana, sia un maschio, in Saturno essa si trasforma in una figura femminile. Egli attribuisce l’ elemento delle corna alla femmina, restituendoci la visione di un mondo ginocrastico. Le cerimonie misteriche hanno subito nei secoli una condanna teologica propria del cristianesimo, dovuta soprattutto alla repressione e diabolizzazione dell’esperienza sessuale ed estatica di tali riti, associati in epoca medievale alle Messe Nere.
Saturno ne restituisce, con il suo lavoro, un’ visione positiva. I preparativi cerimoniali che possiamo individuare nei suoi lavori sono la scena in cui ci si prepara alla vita. Il messaggio che egli vuole trasmettere e’ che la forza del sesso e’ alla radice stessa dell’individuo vivente, e reprimerla nelle sue manifestazioni piu’ evidenti conduce a contrasti interni paralizzanti, a dissipazioni di energia, dei quali la mistica cristiana offre sufficienti esempi; reprimerla alimenta solo fenomeni di un’esistenza nevrotica, sulla quale la moderna psicanalisi ha gettato fin troppa luce. Saturno capovolge il comune punto di vista liberando l’individuo da sovrastrutture e legami inutili, lascia che sia quel che e’. E’ questo il fine ultimo dei riti a cui si preparano le figure: essere. Semplicemente essere, guarire l’uomo comunemente inibito o frustrato a causa della natura dell’ambiente sociale e di circostanze particolari della sua esistenza, il fine dei lavori di Butto’ e’ il trascendimento della stessa condizione umana, in un’effettiva rigenerazione, in un mutamento dello status ontologico. Non a caso egli utilizza immagini che ci rimandano all’antichita’ classica.
Nei Misteri in essa piu’ celebrati, cioe’ in quelli eleusini, il sacro connubio, oltre ad avere il valore generico delle ierogamie simbolico-rituali, alludeva al mistero della rinascita in un contesto che, in origine, comprendeva la sessualità come mezzo; anche qui veniva dato risalto al principio femminile, alla donna divina, Demetra, dea di tali Misteri. Il senso della cerimonia misterica simbolica, pare fosse ricordare, aldila’ delle stesse ierogamie rituali, il mistero della resurrezione che puo’ effettuarsi attraverso la sessualita’ e la donna. Saturno non allude al sesso come la libido o come il Lustprinzip ma come ad una forza avente una potenziale valenza metafisica. Ci invita a comprendere il senso piu’ profondo di ogni eros.
Le figure di Butto’ sono fisse in atteggiamenti, gesti, pose che sono incarnazioni, espressioni del suo pensiero. Alle particolari posture del loro corpo e delle loro membra viene attribuito non solo un valore simbolico,un significato, ma anche l’oggettivarsi di quest’ultimo. Egli conferisce ai suoi lavori il potere di evocare e formare immagini ben nette nella mente di chi osserva, di provocare visioni sovrasensibili, perche’ il sesso procura, anche solo nell’oscuro trauma di un istante, delle aperture oltre le condizioni imposte dall’esistenza puramente individuale. E questo e’ il vero fondamento dell’importanza che esso ha nella vita umana, poiche’ nessun impulso, tranne che l’amore, puo’ eguagliare la sua energia, in quanto l’eros e’ quell’impulso in noi che ci fa desiderare la totalita’, e’ la forza unificante per eccellenza, l’orgone reichiano. In Butto’ questa energia si avverte con particolare vigore e al significato dichiarato spesso si affianca, o si sovrappone, un complesso di simboli che ne permettono una diversa e più sottile lettura.
Il volume indaga questo aspetto, presentando al pubblico un selezionato gruppo di opere di notevole qualità tecnica e stilistica, raffiguranti episodi carichi di una forte componente maliziosa, ma anche edificante e dimostrativa. I suoi lavori sono seducenti, e lo sono nel piu’ profondo senso etimologico del termine; sedurre deriva da seducere, verbo latino che contiene anche il significato di “avvicinarsi a se stessi” ,ed e’ questa una delle reazioni provocate ammirando le opere, perche’ non si puo’ restare indifferenti, sono lavori che, per dirla con le parole di Arianna, ti prendono al ventre, ti portano poi nel subconscio e ti lasciano li’ dove cadono le sovrastrutture e il sentire e’ autentico,perche’ e’ la’ che risiede il vero IO.
Il catalogo documenta ai lettori i mutamenti iconografici dei temi e la trasformazione del loro significato nel mondo contemporaneo. Nelle sue tavole confluiscono almeno 2200 anni di espressione artistica a partire dai Satiri e le Ninfe del II sec. a.C. agli affreschi erotici pompeiani come quello di Villa dei Misteri, ad affreschi tipici dell’iconografia cristiana, a sculture del Bernini e del Canova, ai dipinti rinascimentali di Rembrandt, Fragonard e Boucher,alle figure voluttuose di Renoir,ai lavori di Avril,all’origine del mondo di Coubert,ai disegni di Utamaro(perche’ no?)e a quelli di Picasso,a Klimt e Schiele,fino alle foto-documentario di Alfred Kinsey, padre della sessuologia. Saturno ha sviluppato un sofisticato modo di rappresentare il nudo e il sesso, un modo tutto suo, attraverso il quale trasmette stati d’animo e passione. Nei suoi lavori si realizza la riappropriazione del corpo dei sensi, della sensualita’e della tensione erotica, si realizza un sincretismo artistico e iconografico molto sottile, che apre infiniti spunti di riflessione artistica e culturale.
L’emblema dell’ esposizione, e quindi del catalogo, e’, senza dubbio, Ctonia. Il termine divinità ctonia indica tutte quelle divinità generalmente femminili legate ai culti di dei sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche. Ctonie (??????, ovvero Sotterra, dall’aggettivo greco ??????? che significa sotterraneo). In un’ opera Saturno la ritrae con un serpente sulle spalle. Quest’animale e’ il simbolo della dea dell’oltretomba poiché’ strisciando rappresenta la creatura più’ a stretto contatto con la terra. A Creta esisteva il culto della Dea dei Serpenti, questa fu identificata da Evans, il quale noto’ anche dei punti in comune con la dea egizia Wadjyt. Il simbolo e lo spirito della Dea dei Serpenti minoica assunse diverse caratteristiche nella mitologia greca. Il serpente rappresentava il potere ctonio collegato alla Dea della Terra, era l’attributo di Asclepio, probabilmente derivato dalla sua conoscenza dell’erba della rinascita e dell’eterna giovinezza che avrebbe portato alla risurrezione. Il serpente rappresenta la potenza e la saggezza sotterranee, rinchiuse e contenute nel fallo virile in erezione, capace di veicolare le voci dei demoni: ovvero i ricordi e le memorie ancestrali rimosse.
Demetra era anch’essa una divinita’ ctonia, ma la divinità ctonia per eccellenza fu Ade, signore degli Inferi, per i Greci, Dite per i Latini.
Nella storia delle religioni il termine è riferito anche a divinità, figure mitiche e leggendarie,sempre connesse con la terra, di civiltà religiose diverse da quella greca.
Saturno fa riferimento anche ad un’ altra divinità nota: Dioniso. Anche questa e’ una divinità’ ctonia. Egli, infatti, e’ sempre un dio sotterraneo, un ente associato a Gea ctonia e a Zeus ctonio, e nel Dioniso orfico ellenizzato predomina un phatos affine a quello delle religioni di redenzione, alle quali certe pratiche, anche sessuali, sono legate. Pure in questo caso, come in quello di Cernunnos, non possiamo fare a meno di notare che Butto’ attribuisce ad alcune figure femminili elementi tipici dell’iconografia dionisiaca, come il tralcio di vite ad esempio. In realtà’ tale scelta potrebbe essere determinata dal fatto che pur essendo un Dio maschile la sua indole e’ profondamente femminile. Alcuni mitografi lo vogliono figlio di Zeus e Demetra, e questa versione del mito seguirebbe anche la linea di studio perseguita fin ora in questa recensione. Dioniso rappresenta un altro archetipo riconoscibile nelle figure di Saturno. L’archetipo Dioniso ha forti potenzialità’ positive e negative, in quanto suscita i sentimenti più’ sublimi e più’ triviali, creando conflitti dentro e fuori della figura che lo incarna. Il suo archetipo può’ essere presente nei mistici e in coloro che vivono momenti di esperienza estatica e impulsi intensamente contraddittori. E’ un archetipo che predispone ad avere un collegamento psicologico con la “Grande Madre”, collegamento che può’ essere anche di origine spirituale.
Mi preme in ultimo fare una riflessione astrologica, il cui spunto deriva proprio dal nome di battesimo dell’artista:Saturno. Per alcune scuole di pensiero, l’archetipo astrologico di Dioniso e’ di natura saturnina. Saturno sotto il profilo astrologico viene rappresentato come il limite e la definizione dell’esistenza. E’ il confine tra fisico e metafisico. Questo archetipo stimola in noi la necessita’ di far decadere i limiti rappresentati dal corpo, dalla coscienza o dal sistema sociale in cui viviamo. E’ interessante notare inoltre, che anche astronomicamente insieme ai pianeti Urano e Plutone, esso non e’ visibile ad occhio nudo. Questo pianeta e’ definito “Guardiano della Soglia” sul piano mitologico, astrologico, psicologico, astronomico e filosofico, poiché’ ci rimanda ad esperienze che non trovano posto nel tempo lineare della coscienza, rappresentando il confine dell’esperienza visibile. Il suo archetipo riconosce un senso di estraneita’a quel che e’ comune. Sul piano mitologico, Saturno, nella teogonia di Esiodo, viene indicato come figlio di Urano (il cielo) e Gea (la terra),e si potrebbe pensare che in lui si realizza l’unione, e non la separazione come alcuni sostengono, tra ciò’ che e’ legato all’esperienza terrena e ciò’ che e’ legato all’esperienza ultraterrena. Saturno,infine, era il padre della, già’ tanto discussa in questo catalogo , Dea Demetra.
IL LUOGO
Il luogo dove si svolgerà’ l’esposizione e’ un luogo carico di significato e profondamente in armonia con l’arte di Butto’. La Core Gallery nasce in una sala del 1600 accanto la Basilica di San Paolo Maggiore. Quest’ ultima sorge proprio dove in epoca romana era stato edificato il tempio dedicato a Castore e Polluce e pare che la sala corrisponda all’antico Tesoro del Tempio romano. Quello che rende “destinato” l’incontro tra Core Gallery e Saturno e’ senza dubbio il fatto che la galleria si trova all’ingresso della Napoli Sotterranea. Non posso fare a meno di evidenziare come il termine sotterraneo, ??????? , ricorra così’ spesso in Butto’, nel luogo della mostra, nella nuova arte – underground coniata da Arianna, nel nome della sua galleria che e’ Core( acronimo di Contemporary Room Exhibit )che in napoletano significa cuore, in inglese nucleo, ovvero tutto quel che si trova nel profondo delle cose e che ne rappresenta la parte più’ importante.
Saturnicore e’ una mostra che invita a riflettere sulle possibilità’ che non vediamo, ci apre lo sguardo su un mondo invisibile, quello sotterraneo, risveglia l’inconscio, da’ input alle pulsioni che la società’ contemporanea ci ha insegnato a domare, fa riaffiorare gli archetipi presenti nelle personalità’ di ciascuno di noi. Quando il subconscio viene illuminato e diventa lucido non siamo più’ succubi delle forze ottenebranti. Il mondo sotterraneo non e’ affatto un mondo di tenebre, ma un mondo di spirito, e la nostra materia corporea ha una memoria che supera ogni intelletto contingente in quanto riconosce la sua appartenenza alla terra.