Intervista per Maxim Magazine (2012)

  • I temi che rappresenti nei tuoi lavori sono molto forti: sofferenza e stati di grazia, come nelle sessioni sadomaso. Come mai dolore, piacere, sottomissione e dominazione sono un soggetto ricorrente nei tuoi quadri? Quando e come si è sviluppata nella tua arte verso le tematiche erotiche e sadomaso?

Premetto che la componente erotica nei miei lavori è un tema tra gli altri, non esiste un’interesse specifico, lo stesso vale, ovviamente, per la variante BDSM.
Faccio ritratti e prediligo le figure ad ogni altro tema pittorico, il mio riferimento tecnico è l’arte classica e nella mia ricerca vorrei non contemplare decorazione o l’impegno sociale, politico…
Detto questo è abbastanza semplice intuire che quello che resta da sviscerare relativamente alla figura umana sono poche cose: amore e sessualità, religione e spiritualità e usi e costumi contemporanei magari senza dimenticare il nostro ricchissimo passato.
Aggiungerei una mia attitudine verso le situazioni meno ortodosse, da sempre sono interessato a “stranezze” ed “eccessi”.
E a proposito di stranezze mi pare che la sessualità umana sia un’inesauribile fonte d’ispirazione.
Pertanto direi che certe tematiche sono nate dall’esigenza di osservare, conoscere e dipingere aspetti dell’essere umano che sorprendessero e divertissero me, innanzitutto.
Estasi e sofferenze mistiche come dolore e piacere sessuale esistono da sempre suppongo. Da un mio punto di vista certe situazioni sono più vicine tra loro di quello che normalmente si pensa. In definitiva siamo tutti uguali, fatti cioè di carne e spirito, con molti vizi e poche virtù. Non dimentichiamo poi che una particolare enfasi sull’argomento estasi e mortificazioni corporali, paradossalmente, proviene dalla religione cristiana e, dunque, dalla nostra educazione. Penso a tutto quel controverso universo iconografico che la chiesa ha determinato. Prendiamo un San Sebastiano di Guido Reni: al di là della devozione, non è forse un’esempio di “Bondage”. E’ erotico per noi che viviamo nel 2012, figuriamoci per un personaggio vissuto nel ‘600.
Ecco dunque spiegato il mio interesse verso le tematiche “mistico-sadomaso”, direi che sono parte di noi, della nostra cultura occidentale. Sarebbe riduttivo non considerarle!
Per concludere la risposta, vorrei citare una frase di Geoffrey Hartmann (critico letterario) che mi ha sempre inquietato e stimolato, e diceva:”La grande arte è sempre scortata dalle sue due oscure sorelle, l’empietà e la pornografia”.

  • Nonostante la crudezza delle scene, le atmosfere che rappresentati hanno una forte componente spirituale in cui il corpo è il grande protagonista: che ruolo hanno il sesso e l’universo femminile nei tuoi quadri?

Mi piace pensare che la mia pittura è “antropocentrica”, l’uomo come unità di misura… E nella nostra cultura sappiamo che l’uomo è fatto a somiglianza di Dio.
Negli ultimi anni della mia ricerca si è evidenziata sempre più la contrapposizione Natura-Cultura. Il culto terrestre Dionisiaco “contro” il culto celeste Apollineo. Io vedo nella donna l’impersonificazione della Natura Mater, un qualcosa di cui avere timore reverenziale. La donna è l’idolo, una spirale ctonia che ci attrae fino a fagocitarci se non opponessimo la dovuta resistenza.
E concettualizzare per l’uomo significa appunto questo, opporsi alla dissoluzione dionisiaca.
Nel suggestivo gioco di trasformare le persone in oggetti sessuali dell’immaginario erotico S/M, naturalmente, esistono diverse sfaccettature a proposito del ruolo della donna.
Relativamente a questo specifico argomento, io prediligo l’idea del feticcio, nella figura bardata da maschere che ne celino il volto, questo rafforza il concetto di idolo ctonio – universale, slegato dall’identità. Un corpo pronto per essere “amato-studiato-violato” magari con l’ausilio di strumenti chirurgici, che associo all’Apollineo, l’energia concettuale che vorrebbe appropriarsi del mistero Dionisiaco, profanandolo, appunto, nella ritualistica messa in scena sadomaso. Sterili tentativi di conquista comunque, perché come scriveva Camille Paglia: “Ciascun corpo di donna racchiude un nucleo intimo di notte arcaica, di fronte al quale la conoscenza deve arrestarsi.”

  • L’arte contemporanea spesso è accusata di essere troppo intimista e criptica. Nel tuo caso, è facile immaginare che l’attrattiva coinvolga da vicino l’immaginario dei più giovani (confermi?), avvezzi a tematiche dark, fetish e modificazioni corporee ma i più difficili da avvicinare. Come spiegheresti questa “sintonia”?

Personalmente “mi lascio andare” all’idea di “fare cose” ed ho una naturale attrazione verso il Gothic-Dark, se così si può dire, anche musicalmente. Mi servo di un mezzo popolare come la pittura per il semplice fatto che non vedo niente di più coinvolgente, evocativo ed emozionante come un dipinto ben eseguito. Ovvio che la questione di fondo non è la tecnica, ma che cosa si dipinge. Evidentemente riesco a “toccare” la sensibilità di un pubblico giovane perché mi muovo nel loro ambito. Sono affascinato dalle nuove tendenze in genere e chi meglio di un giovane può iniziarmi. Direi che, spesso, c’è uno scambio di favori. Io mi nutro delle loro esperienze, del loro essere e in cambio li rendo protagonisti di “immagini immor(t)ali”.
Fino a qualche anno fa ero io a cercare il soggetto da ritrarre ora, grazie anche ai social network, sono le persone (i giovani perlopiù) che prendono l’iniziativa e si propongono come modelli. Inoltre, per ovvie ragioni vista la mia produzione, si presentano personaggi il cui “sentire” è già molto vicino al mio. Molto spesso mi limito a ritrarli per quello che sono…